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AMORI

Non c’è ambito della vita umana che esponga di più alla fragilità dell’amore. Territorio sdrucciolevole per antonomasia, che, con le parole di Calasso, “fa oscillare e rende porose le paratie dell'io”1, l’amore è il luogo delle proiezioni inconsce più profonde e, per conseguenza, anche degli inganni più significativi, che si svelano come tali solo nel momento in cui prendono il doloroso aspetto di disinganni.

Ciò detto per mettere in risalto che la serie degli Amori (1973-74/2008), oggetto di queste considerazioni, su cui Xerra ha applicato in sovraimpressione sistematicamente la scritta “IO MENTO", ovvero l’epigrafe che si può comodamente considerare alla stregua della “sua firma” ormai dal 19982, mostra una profonda consanguineità, una connaturata famigliarità coni temi dell’impermanenza e della menzogna.

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